venerdì 18 marzo 2011

Il rito

Per strani motivi, che non sto qui a spiegare, l'altra sera invece di andare a vedere il film su Dylan Dog si è andati a vedere Il rito, con Anthony Hopkins.


L'ultimo film con la tematica simile che mi è capitato di vedere è stato il brutto L'ultimo esorcismo, e temevo fosse una cosa del genere. Invece basta solo la presenza di Hopkins per far stare Il rito ad un livello ben più alto: credo che per impersonare personaggi inquietanti, eccentrici e disturbati l'attore gallese sia fatto apposta, e benché padre Lucas sia tutt'altro che un personaggio che passerà alla storia (come lo è stato invece Hannibal Lecter), l'interpretazione è stata fenomenale come al solito, specie nel finale, la parte in cui qualche brivido è arrivato.

Il film scorre abbastanza lento per la prima parte, dove ci viene presentato il personaggio di Michael Cowak (interpretato da Colin O'Donoghue), che si fa prete cattolico pur senza fede, e viene mandato a Roma a studiare gli esorcismi, dove incontra padre Lucas. La trama è molto lineare: all'inizio il protagonista è miscredente, e poi via via fatti sempre più strani e inquietanti gli fanno cambiare idea. Manca un colpo di scena che faccia precipitare la situazione: lo svolgimento è piuttosto prevedibile, e se non fosse per un Hopkins magistrale il finale perderebbe molta della sua forza.

Un'ultima cosa: gli americani non rinunciano nel descrivere l'Europa a botta di luoghi comuni; in questo caso Roma viene descritta come caotica (più del solito), disordinata (più del solito), quasi medievale (non si vede un elemento di modernità se non  nel Vaticano) e piuttosto degradata (case diroccate, ospedali che sembrano del secolo scorso, condizioni igienico-sanitarie precarie).

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